Le libertà e i diritti costituzionalmente garantiti in tempo di emergenza sanitaria

Progetto realizzato da Avv. Stefano Franchi e Dott.ssa Anna Maria Taroni per “I feel good: proposte didattiche per le scuole A.S. 2020-2021”, un progetto di offerta formativa organizzato dal Comune di Faenza (RA).

Obbiettivi:

Il corso ha lo scopo di consentire ai ragazzi di prendere confidenza con la categoria delle libertà e dei diritti fondamentali sanciti dalla nostra Carta Costituzionale, fornendogli gli elementi per riconoscerne caratteristiche, ambito di applicazione ed eventuali limiti e, soprattutto, aiutandoli a riflettere sulle situazioni che possono comportare la necessità di compiere bilanciamenti fra più diritti, privilegiandone talvolta alcuni e comprimendone in parte altri, come è accaduto durante il periodo dell’emergenza da Coronavirus.

Azioni:

Il progetto si sviluppa attraverso una parte teorica, una dialogica ed una esperienziale.

La prima consisterà in una sintetica illustrazione dei principali diritti dei cittadini quali, a titolo d’esempio, l’uguaglianza, il pieno sviluppo della persona umana, la libertà personale, l’inviolabilità del domicilio, la libertà e segretezza della corrispondenza, la libertà di circolazione, quella di riunione, quella di associazione, quella di culto, quella di libera manifestazione del proprio pensiero, nonché il diritto alla tutela giurisdizionale, il diritto di proprietà, i diritti della famiglia, il diritto all’istruzione, al lavoro, alla retribuzione, allo sciopero, alla salute, all’iniziativa economica, all’elettorato attivo e passivo, ecc..

La seconda parte si focalizzerà sulla necessità di contemperare i vari diritti fra loro in modo da bilanciarne l’esercizio, dando talvolta più spazio ad alcuni con il minor sacrificio di altri (c.d. principio di proporzionalità). Sarà poi rivolto un invito ai ragazzi a riflettere e ad esprimere la loro opinione sull’esperienza del lockdown, sull’avvenuta sospensione di molti diritti costituzionali e sul rispetto del principio di proporzionalità.

La terza parte consisterà in un laboratorio esperienziale.

Wellness Food Festival 2018 – Cesena (FC)

Stefano Franchi mentre tiene il laboratorio

Il 29 e 30 Settembre 2018 insieme alla Dott.ssa Anna Maria Taroni e alla Dott.ssa Martina Tarlazzi siamo stati presenti alla Fiera di Cesena al “Wellness Food Festival” nella sezione dedicata all’Arteterapia.

Due giorni di laboratori durante i quali abbiamo presentato il nostro lavoro.

Fra gli eventi previsti in programma non poteva mancare, sabato 29 alla ore 11.00, un laboratorio di Arteterapia e Legalità rivolto a giovani adulti e adulti, dal titolo “DIETRO LO SCHERMO DEI SOCIAL NETWORK – Identità, privacy e responsabilità nell’era del digitale”

Un viaggio per scoprire le tracce che lasciamo nella rete (Facebook, WhatsApp, ecc…), e i messaggi che inconsciamente parlano di noi e quello che altri ne possono fare, spesso a nostra insaputa. Fra gli obiettivi del workshop vi era quello di stimolare una sana attitudine all’uso responsabile degli strumenti tecnologici e di agevolare il recupero identitario, superando l’illusione delle identità multiple e virtuali, comprendendo che il proprio valore preesiste e prescinde dal riconoscimento altrui.

I giovani e le NMT (Network & Mobile Tecnology) al Festival della Comunità Educante di Faenza (RA)

Continuano le proposte, questa volta inserite all’interno del Festival della Comunità Educante tenutosi a Faenza (RA) dal 8 al 15 aprile 2018, in tema di rapporto dei giovani e giovanissimi con le tecnologie informatiche e la rete.

Varie le proposte elaborate insieme alla Dott.ssa Anna Maria Taroni per ragazzi, genitori e adulti che svolgono un ruolo all’interno del processo educativo: una serie di progetti che hanno alternato alla parola il fare delle mani, per poi tornare nuovamente alla parola. Legge, responsabilità, consapevolezza, privacy, carta dei diritti di internet, etica, identità virtuale, fragilità, bullismo, sono stati solo alcuni dei temi trattati durante questo viaggio in cui ciascuno ha potuto scoprire le tracce che lascia nella rete, i messaggi che inconsciamente parlano di lui e quello che altri ne possono fare, spesso a sua insaputa.

Dietro lo schermo dei Social Network. Identità, privacy e responsabilità nell’era digitale

Venerdì 13 e Sabato 14 aprile 2018, insieme alla Dott.ssa Anna Maria Taroni, arteterapeuta, abbiamo incontrato i ragazzi di prima e seconda superiore dell’I.T.S. A. Oriani di Faenza per condurre il laboratorio “Dietro lo schermo dei Social Network – Identità, privacy e responsabilità nell’era digitale”, workshop di arteterapia e legalità programmato nell’ambito del Festival della Comunità Educante promosso dalla città manfreda.

I ragazzi, grazie al percorso “interattivo” proposto, hanno iniziato a toccare con mano l’intricato mondo della vita “on line”, a rendersi conto che la vita “virtuale” è strettamente interconnessa con quella “off line”, che il primo può avere pesantissime ricadute sul secondo e che occorre acquisire fondamentali competenze digitali per muoversi con responsabilità e consapevolezza sul web e, in particolare, per usare i social network con accortezza, evitando pericolose ricadute sulla vita propria e su quella degli altri.

Il workshop è teso a creare un momento di confronto coi ragazzi su tematiche di strettissima attualità quali quelle proposte, che celano, dietro all’apparente immediatezza e semplicità della fruizione delle tecnologie informatiche, dinamiche e processi estremamente complessi che hanno modificato radicalmente i paradigmi della comunicazione moderna, con evidente impatto in tutti gli ambiti della vita e delle modalità di esplicazione del consorzio sociale.

La cosiddetta grande rivoluzione digitale, che ha appunto permesso la digitalizzazione della vita quotidiana di miliardi di persone in tutto il mondo, ha reso sempre più evidente la necessità di attivare momenti di riflessione sia sulla attuale scarsissima responsabilità e lungimiranza circa gli effetti del proprio agito “on line”, sia sul rispetto delle regole (di diritto, di buon senso, di corretto ed etico relazionarsi all’interno delle società civili, ecc.), sia sull’impatto psicologico che tali tecnologie hanno sulle persone.

Questa esigenza è avvertita non solo dagli educatori e, sebbene ancor troppo poco, da alcuni genitori, ma anche dagli stessi “nativi digitali”, che con le NMT (network & mobile technologies) convivono strettissimamente, avendole totalmente integrate all’interno degli spazi della loro vita.

Anzi, sono proprio loro, i ragazzi, che dimostrano spesso di aver compreso i potenziali rischi connessi all’abuso o a un utilizzo non sufficientemente consapevole di questi strumenti e che attendono dagli adulti (in primis dai loro genitori, ma anche dagli educatori e da chiunque abbia approfondito la materia) modelli comportamentali da adottare.

Siamo noi, in sostanza, che dovremmo dare loro il buon esempio.

Privacy, vamping, sexting, identity theft, cyberbullismo, curriculum digitale, capacità di agire, obbligazioni contrattuali, reati, sono solo alcune delle questioni giuridicamente rilevanti trattate.

Ma questo progetto, oltre a far luce sulle criticità collegate al mondo del “diritto” lato sensu, mira a stimolare opportune riflessioni e prese di coscienza di carattere ancora più ampio, e qui sta il valore aggiunto dell’arteterapia.

Dal confronto diretto e franco con i ragazzi emergono sempre interessantissimi spunti di riflessione, sia per noi che per loro, che ad esempio hanno affermato che il tempo passato con lo smartphone in mano serve a “riempire la solitudine”, che hanno riconosciuto “la perdita della propria realtà sui social” e il fatto che “praticamente è come se fossimo in prigione con la nostra mente”.

Di fronte a simili acutissime osservazioni non ci si può limitare ad impartire precetti e lezioni di comportamento, ma occorre altresì integrare il momento educativo attraverso una “pars construens”, rimandando il concetto che esiste la possibilità di scegliere se vivere una vita, mi si passi il termine, “ibridata” col virtuale e completamente digitalizzata, dove spesso ahimè il vero si confonde con l’illusione e l’ambiguità ed il fraintendimento sono all’ordine del giorno, oppure una vita reale, dove ci si mette in gioco, ci si sperimenta nel fare, ci si confronta con gli altri occhi negli occhi, si utilizzano tutti e cinque i sensi, si recupera anche il rapporto con la natura ed un modo molto più proficuo di intessere umane relazioni, lasciando alle tecnologie e alla comunicazione mediata un giusto spazio non totalizzante.

I ragazzi hanno bisogno di momenti di confronto come questi, di mettere le mani in pasta per orientarsi nei labirinti della vita.

Noi riteniamo che esperienze del genere abbiamo un fortissimo valore pedagogico e ci impegniamo per migliorare costantemente questo servizio.

Stefano Franchi e Anna Maria Taroni

Responsabilità e relazione nell’era dei Social

Nella foto bassa Anna Maria Taroni e Stefano Franchi durante la presentazione del Dipartimento di Arteterapia del Museo Carlo Zauli di Faenza (RA)

Venerdì 13 Aprile 2018, dalle 17.00 alle 19.00, la Sala Studio del Liceo Classico di Faenza è stato un prezioso contenitore per l’incontro di formazione “Responsabilità e relazione nell’era dei Social”, rivolto a genitori, adulti, insegnanti, educatori e programmato nell’ambito del Festival della Comunità Educante promosso dalla città manfreda.

Il progetto nasce dall’avvertita esigenza di realizzare cicli di formazione che possano condurre i partecipanti ad un’ampia riflessione su responsabilità e relazione nell’epoca della “global communication”, della digitalizzazione della vita quotidiana.
Una lezione nata dalla sinergia con l’arteterapeuta faentina Dott.ssa Anna Maria Taroni, co-conduttrice dell’evento, che unisce mondi differenti (arteterapia e legalità) allo scopo di affrontare, con taglio giuridico e pedagogico-culturale, gli aspetti salienti del vasto e articolato tema dell’interazione delle persone attraverso la rete Internet e delle implicazioni di varia natura che essa comporta, incluse le ripercussioni, non sempre positive, nella vita reale.

Tutta la nostra civiltà contemporanea ruota in maniera sempre più vorticosa attorno alla tecnologia informatica, alla grande rivoluzione digitale, ed è per questa ragione che sempre di più ci si interroga da più parti, in maniera trasversale, sull’opportunità di individuare ed approntare nuovi strumenti comportamentali, didattici, giuridici atti a disciplinarne l’utilizzo e a tutelare i diritti fondamentali delle persone e, in special modo, dei più giovani, che da tale utilizzo indiscriminato possono trarre grave danno.

Sebbene le figure professionali che ormai sempre più spesso fanno di questi temi il loro oggetto di studio siano molte (sociologi, educatori, psicoterapeuti, neuropsichiatri, giuristi, ecc.), personalmente ritengo che la questione giuridica sia centrale e imprescindibile e vada affrontata parallelamente a quella pedagogico/culturale trattata, nella fattispecie, dalla Dott.ssa Anna Maria Taroni, che in particolare ha messo a fuoco le ripercussioni di un abuso o di un utilizzo scarsamente consapevole di Internet sulla psiche e sull’armonioso sviluppo di giovani e giovanissimi.

Occorre comprendere che esiste una interazione del cosiddetto mondo virtuale con quello reale, due ambiti fra i quali, oramai, per alcune categorie di persone non vi è più discontinuità (così, ad esempio, per i ragazzi, ma anche per tanti adulti). L’uno finisce per sovrapporsi all’altro, l’interazione nel mondo “on line” ha inevitabilmente delle ricadute e delle ripercussioni in quello “off line”, generando spesso situazioni connotate da criticità anche di natura giuridica: illeciti, reati, violazione di diritti (pensiamo, ad esempio, alla privacy, alla tutela dell’immagine, della propria identità ecc.). Inutile dire che, i più esposti sono coloro che, vuoi per la giovane età, vuoi per fragilità personali, vuoi, molto banalmente, per pura ingenuità, utilizzano con eccessiva disinvoltura le moderne tecnologie mobili (gli smartphone ad esempio) frequentando abbondantemente la rete pur senza avere maturato le necessarie conoscenze e competenze, le cosiddette “skills”, per usare un termine molto in voga negli studi più recenti di matrice anglosassone.

Ed è qui che occorre una riflessione, in particolare da parte dei genitori e degli educatori, sul ruolo di garanzia che rivestono o dovrebbero rivestire e sulla grandissima responsabilità che assumono nei confronti dei minori, figli e/o allievi che siano.

I genitori dovrebbero recuperare la loro funzione educativa, non potendo prescindere dal prendere in considerazione i pericoli ai quali espongono i loro bambini e ragazzi lasciandoli soli nell’esplorazione del nuovo “ambiente” costituito da quella che da un noto autore (Luciano Floridi) è stata definita “infosfera”.

Gli educatori, per parte loro, dovrebbero farsi parte attiva per concordare con le famiglie nuovi patti educativi, a cominciare dalla scuola, stabilendo concordemente le regole della fruizione delle tecnologie mobili durante le ore curricolari e promuovendo sempre più iniziative tese, anche grazie al contributo di persone adeguatamente formate e competenti, a porre le basi per la nascita di una generazione di giovani dotati delle conoscenze indispensabili per un utilizzo consapevole e responsabile della rete, dotati cioè di una vera e propria competenza digitale.

Stefano Franchi e Anna Maria Taroni

Legge-re fuori e dentro di me

Legge-re fuori e dentro di me è un progetto scritto a quattro mani, con professionalità e competenze differenti ma unite da un obiettivo comune, quello di sensibilizzare i ragazzi al concetto di responsabilità.

La responsabilità sembra una parola un po’ fuori moda, dimenticata dal moderno “vocabolario” specie giovanile: appare più comodo e facile puntare sempre il dito contro qualcun altro o qualcos’altro, ma ognuno è responsabile di sé e di quello che ne fa della propria vita.

Un Avvocato e una Arteterapeuta uniti per partire dai ragazzi, dal loro dentro per incontrare leggi interiori e leggi istituzionali. Nasce così un progetto ambizioso che vuole aiutare i ragazzi a legge-re con consapevolezza il nostro complicato mondo (dentro e fuori).

Un progetto che alternerà alla parola il fare delle mani per poi tornare nuovamente alla parola. Legge, responsabilità, consapevolezza, etica, identità virtuale, fragilità, bullismo, saranno solo alcuni dei temi trattati.

Il progetto è rivolto ai bambini dell’ultimo anno di scuola primaria e ai ragazzi della scuola secondaria.

Per le scuole del territorio faentino il progetto è sostenuto da CONAD ARENA e SHOPPING CENTER LA FILANDA di Faenza.

Fino ad esaurimento fondi le scuole interessate potranno accedere ad una tariffa agevolata.

Il progetto è stato ideato da Anna Maria Taroni e Stefano Franchi.

SCARICA LA BROCHURE DEL PROGETTO: Leggere_RE_Fuori_Dentro_Programma 2018

Adolescenti e Social Network

Presso il circolo ARCI di Granarolo faentino, Via Donati n. 7, nell’autunno 2017 sono state tre le serate dedicate alla riflessione su come il digitale stia cambiando il nostro modo di comunicare, di relazionarci in famiglia e fuori dalla famiglia, di insegnare ed imparare.

Quando si mette in mano uno smartphone ad un bambino si è davvero sicuri di sapere tutto ciò che è necessario sapere?

Mercoledì 13 dicembre 2017, insieme all’arteterapeuta Anna Maria Taroni, abbiamo proposto il Workshop “CONNETTITI ALLA VITA”, dedicato a bambini, ragazzi e genitori del comprensorio faentino.

Scarica il programma completo dell’iniziativa: Programma_Famiglie al passo coi tempi.

Dietro lo schermo dei social network

Foto di Andrea Piacquadio da Pexels

“Cosa si nasconde dietro la tua immagine?”

Questa era la domanda provocatoria rivolta ai ragazzi delle classi terze e quinte dell’Istituto Tecnico Ecomico Statale Renato Serra di Cesena (FC) in occasione del progetto realizzato il 25.01.2017.

Un viaggio per scoprire le tracce che lasciamo nella rete ( Facebook, Whatsapp, ecc..), i messaggi che inconsciamente parlano di noi e quello che altri ne possono fare, spesso a nostra insaputa.

TAG: Social, Profilo, Like, Identità e Curriculum digitali, messaggi inconsci

Progetto ideato da:

Dott.ssa Anna Maria Taroni, Designer, Arteterapeuta

Avv. Stefano Franchi, formatore di biodiritto

Infanzia, adolescenza e tecnologia… quali collegamenti possibili?

Per celebrare i 27 anni della Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il 18 e 19 novembre 2016 abbiamo realizzato, insieme all’arteterapeuta Dott.ssa Anna Maria Taroni, due atelier per grandi e piccini presso lo Spazio Creativo dello Shopping Center La Filanda di Faenza (RA).

Attraverso il video “I diritti del nativo digitale” del Centro Studi Erickson, con il patrocinio dell’Autorità Garante dell’Infanzia e Adolescenza, abbiamo riflettuto sul diritto ad usare tutti i sensi, sul diritto di non essere lasciati soli davanti allo schermo e ad avere amici veri nella realtà.

Stefano Franchi con i bimbi intenti a guardare il video “I diritti del nativo digitale”

I diritti raccontati ai bambini

Raccontare i diritti ai bambini è stato il primo passo del grande progetto che vede insieme due diverse figure professionali: un’arteterapeuta e un avvocato. Da questo inedito connubio nasce così il progetto “ARTETERAPIA E LEGALITÀ”, dedicato prevalentemente (ma non solo) all’ultima classe delle scuole secondarie di primo grado e alle scuole secondarie di secondo grado.

Di seguito trovate una breve intervista sull’esperienza di “lasciare giacca e cravatta”, la “divisa” tipica del legale, per entrare nel mondo dei bambini, un mondo dove servono parole semplici anche per parlare di argomenti assai complessi.

A.M. Come è stato parlare di diritti a dei bambini in età scolare e prescolare?

S. Un’esperienza davvero molto interessante. Quando sei abituato a parlare ad un pubblico adulto, con un livello culturale medio alto, tendi a non porti il problema se il tuo uditorio comprenderà tutti i vocaboli e le espressioni che andrai ad utilizzare. In un certo qual modo, parli come sei solito fare in ambito lavorativo e professionale. Quando, invece, ti devi rapportare a dei bambini per spiegare loro “cose da grandi”, allora devi sforzarti di individuare non solo il lessico adatto, ma anche la modalità più semplice, diretta ed immediata per comunicare con loro.

A.M. Perciò per parlare ai bambini della Convenzione ONU dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza hai dovuto cercare una forma ed un lessico che fossero facilmente comprensibili anche da loro?

S. Sì, proprio così. Ho dovuto anzitutto fare una cernita dei vocaboli che avrei potuto utilizzare evitando, nei limiti del possibile, di usare un linguaggio tecnico giuridico. Ogni qual volta mi sono trovato di fronte all’impossibilità di utilizzare sinonimi reperiti dal linguaggio comune, mi sono posto il problema di come spiegare ai bambini il significato di tali termini e la loro portata concreta.

A.M. Per esempio, hai usato la parola “diritti”…

S. Sì, certo, perché di questo, in fondo, si trattava, dei diritti che 196 nazioni, Italia compresa, hanno deciso di riconoscere ai minori di età, con particolare riguardo alla tutela nei confronti dello sfruttamento nel lavoro nero, nel mercato della pedopornografia e nei conflitti armati, nonché alla tutela nei confronti di alcol e stupefacenti. Basando il tutto su quattro principi cardine: a) Quello di non discriminazione (art. 2); b) quello del superiore interesse dei minori (art. 3); c) quello del diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino (art. 6) e, infine, d) quello dell’ascolto delle opinioni del minore (art. 12).

A.M. Quindi, ti sei dovuto porre il problema, anzitutto, di spiegare cosa sia un diritto…

S.  Infatti. Dopo aver chiesto ai bambini cosa sapevano al riguardo e che idea avevano in testa (ammesso che ne avessero una), ho fatto semplicemente riferimento alla definizione di diritto che possiamo trovare su un qualsiasi vocabolario: possibilità di fare, dire od ottenere tutto ciò che non sia vietato dalla legge. Nel far ciò, ovviamente, ho dovuto anche spiegar loro cosa sia “la legge”, facendo riferimento all’insieme delle regole che una comunità di persone che vive su di un medesimo territorio, cioè in uno stesso paese, si è dato per convivere proficuamente e in pace. Avendo più tempo a disposizione, magari, si sarebbe potuti partire addirittura dalla Costituzione italiana che, all’art. 2, sancisce che ciascuno di noi ha diritti e doveri.

Una volta compreso cosa sia un diritto, è seguita poi una discussione con i bambini su quello che loro percepivano come tale e tanti sono stati gli spunti: diritto ad avere un nome, una casa dove poter vivere, dormire, mangiare, lavarsi, ecc., diritto ad avere dei pasti e dell’acqua pulita, diritto a giocare, a riposare, ad avere cure in caso di malattia, diritto allo studio e così via.

A.M. Parlando di diritto allo studio, mi verrebbe spontaneo pensare che questo introduca anche il concetto di dovere, poiché lo studio è “il lavoro” dei bambini e ragazzi in età scolare.

S. In effetti è così. Ho cercato di far comprendere loro intuitivamente anzitutto come esistano dei limiti nell’esercizio dei diritti, che neppure dai bambini possono essere considerati alla stregua di una potestà infinita di fare qualsiasi cosa. Così, ad esempio, ci siamo concentrai per un momento sul concetto del neminem laedere, ossia del non nuocere a nessuno, facendo esempi semplici attraverso i quali i bambini hanno riconosciuto un limite nei loro “diritti/possibilità” costituito dai diritti degli altri. Mi riferisco all’esempio di “dare un calcio ad un altro bambino”: se poco prima avevamo parlato del diritto ad essere in salute, cioè a star bene, i bambini hanno potuto riconoscere che, se faccio male ad un mio amichetto, lui perderà quel diritto per mia stessa mano; dunque, da qui discende un limite/dovere di tenere un certo comportamento che sia ossequioso del rispetto altrui. Ecco introdotto il concetto di regola, prima lasciato volutamente nel generico a proposito del concetto di legge, e di dovere come forma di responsabilizzazione derivante dall’inserimento nella società.

A.M. Sì, mi pare chiaro e mi sembra che i bambini abbiano colto il messaggio sotteso: regole da osservare per vivere armoniosamente insieme nel rispetto dei reciproci ruoli, all’interno della famiglia, come della scuola materna o della scuola…

S. Esattamente. Il concetto è lo stesso: introducendolo in un ambito qualsiasi all’interno del quale il bambino interagisca, esso verrà fatto proprio e traslato in ogni altra diversa cerchia di prossimità con la quale egli abbia a che fare… o almeno dovrebbe!

A.M. Già. Per chiudere: come ti sei sentito dopo questa esperienza laboratoriale con i bambini?

S. Molto bene. È stata interessante e proficua, soprattutto perché lavorare con i bambini costringe a riflettere: se vogliamo sperare in una comunicazione proficua ed efficace, siamo noi che ci dobbiamo porre alla loro altezza, né un gradino sopra né un gradino sotto. Questo sforzo teso a rimodellare linguaggio, concetti ed organizzazione del discorso aiuta il professionista a diventare più chiaro e comprensibile anche quando parla con gli adulti. Sicuramente un’esperienza da ripetere.

A.M. Ti ringrazio.

S. Grazie a te.

“Arteterapia e Legalità” è un progetto di Anna Maria Taroni e Stefano Franchi.

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